Il design brillantemente semplice e i colori accattivanti hanno reso il gruppo di divani modulari Wilkes un vero protagonista del postmodernismo. Estremamente versatile, grazie alle sei configurazioni che vanno dalla versione a poltrona singola fino al divano a sei posti e ai tavolini quadrati per personalizzare e completare l’arredo.
Lanciato per la prima volta nel 1976, il Gruppo di divani modulari Wilkes non sembrava avviato al successo, quando Wilkes lo stava progettando. La sua integrazione nel catalogo Herman Miller era stata una vera sfida, a causa dell’improvvisa notorietà di Action Office e della travolgente popolarità dei sistemi per ufficio su cui stava lavorando l’azienda.
Ma poi, Wilkes si era imbattuto in un nuovo macchinario per l’iniezione di schiuma nel reparto produzione dello stabilimento, che gli aveva permesso di ricreare con la massima fedeltà le linee pulite, morbide e arrotondate che aveva immaginato. Ogni cuscino, perfettamente quadrato, presentava bordi arrotondati, come un “chewing gum”, caratteristica a cui sarà associata l’intera collezione, soprannominata: Chiclet. La forma era totalmente innovativa e impossibile da realizzare prima di allora.
Il gruppo di divani modulari Wilkes nasce dalla sperimentazione di quella che, all’epoca, era una vera innovazione tecnologica; proprio come le iconiche sedute in compensato sagomato della linea Eames, frutto di una nuova tecnologia di produzione. Per Wilkes, “minimalismo non vuol dire soltanto linee dritte. L’elemento più importante è la forma e la semplicità nel realizzarla”.
Il design è stato aggiornato incorporando opzioni per l’alimentazione e una nuova gamma di rivestimenti, rendendolo più funzionale e accessibile a utenti con preferenze estetiche più ricercate. Tutto il resto poteva restare sostanzialmente invariato. Anche se gli anni ’70 potrebbero tornare di moda ancora una volta, sono la semplicità del design di Wilkes e la sua linearità a rendere il Gruppo di divani modulari Wilkes un classico senza tempo.